La storia - ANA Gruppo Alpini di Novara

IL CUORE PER AMARE E LE BRACCIA PER LAVORARE
GLI ALPINI ARRIVANO A PIEDI LA DOVE GIUNGE SOLTANTO LA FEDE ALATA
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La storia

Sopra una piccola altura morenica, tra due corsi d'acqua, il Terdoppio e l'Agogna, sorge Novara, città dalle origini antichissime, avvolte nella leggenda.

 
 
Non ci sono giunte, infatti, documentazioni storiche certe riguardanti la fondazione di Novara: fu probabilmente antico centro dei Liguri nel V secolo a.C. e poi dei Galli Vertacomacori che, nel IV secolo a.C., la celtizzarono con tutto il basso novarese. Il nome è formato da "Nova" che in latino significa "nuovo" ed "ara", che significa, sempre in latino "altare". Divenne poi fiorente città romana con il nome di Novaria, derivante forse da Nubilaria, vale a dire avvolta nella nebbia. Cesare la erige a Municipium nel I secolo a.C. e la città conserva ancora oggi, nelle sue vie centrali, la tipica struttura quadrangolare romana. Nel primo Medioevo, Novara segue le sorti di tutto l'impero Romano; negli anni della cristianizzazione, il vangelo è portato ai novaresi prima da San Lorenzo e poi da San Gaudenzio (contemporaneo di Sant'Ambrogio), che diviene il primo vescovo della città. Nel 569 Novara è occupata dai longobardi: risale al periodo del loro dominio il primo documento scritto che cita Novara.

 
Sotto i Franchi, giunti nell'anno 774, la città diviene sede di un comitato, ma continua a dipendere per oltre cento anni (dal 841 al 969) da quello di Pombia. Nell'anno 1110 Novara ha le mura abbattute dall'esercito di Enrico V, sceso in Italia per schiacciare l'opposizione papale. Ma, sei anni dopo, nel 1116, lo stesso imperatore concede la ricostruzione delle mura e delle torri, però ai "civibus novariensibus", non al Vescovo. Nasce così il libero Comune di Novara, unica fra le città del Piemonte dotata di un Broletto. La vita comunale della città segue, essenzialmente, quella delle città vicine: il suo popolo partecipa alle guerre del Barbarossa, prima appoggiandolo e poi aderendo alla Lega Lombarda nel 1167.
 
Negli anni successivi il Comune di Novara estende la sua supremazia politica a quasi tutti i territori del Nord, fino alle valli dell'alto Novarese.

Ma nel XII secolo la città è sconvolta dalla lotta tra due pericolose fazioni: quella dei Ghibellini, detti "rotondi" (guidati dai Tornielli) e quella dei Guelfi, detti "sanguigni" (guidati dai Brusati e dai Cavallazzi). Nel 1310 la città è occupata dall'imperatore Enrico VII, che ne pacifica le fazioni. Ventidue anni dopo, Giovanni Visconti si fa proclamare Vescovo, conte e signore di Novara. La città rimane dei Visconti per lunghissimo tempo, a parte le brevi parentesi in cui la governano il Marchese del Monferrato (nel 1356) e Facino Cane, conte di Biandrate, dal 1408.
 
Passata nel 1448 agli Sforza, Novara è occupata, quarantasette anni dopo durante la discesa di Carlo XIII in Italia, da Luigi d'Orléans; tornata poi a Ludovico il Moro, la città ne vede la sconfitta nel 1500 e torna nelle mani dei francesi. Con l'estinzione del ramo sforzesco, Novara cade definitivamente sotto il dominio spagnolo, dopo la breve dominazione dei Farnese (1538-1547; 1556-1606).
 

Nel 1713 il trattato di Utrecht la attribuisce, con la Lombardia all'Austria, ma, nel 1734, i Savoia, con l'ultimo assedio che registra la storia della città, la strappano agli austriaci: il Trattato di Vienna la riconosce a Carlo Emanuele III. Occupata poi dai francesi nel 1798, dagli austro-russi l'anno successivo ed ancora dai francesi nel 1800, Novara ritorna ai Savoia solo nel 1814. L'ultima importante battaglia che vede la città in primo piano avviene il 23 marzo 1849 alla Bicocca, alla periferia della città (qui ora sorge un monumento ossario), dove i piemontesi sono sconfitti dagli austriaci. La sera stessa della battaglia, il re Carlo Alberto abdica in favore del figlio Vittorio Emanuele II in una sala di Palazzo Bellini. Dieci anni dopo lo stesso Palazzo (ora sede della Banca Popolare di Novara) ospitò Napoleone III, imperatore dei Francesi, e Vittorio Emanuele II alla vigilia della battaglia di Magenta, che segnò l'avvio decisivo per l'Unità d'Italia.
 

Il secolo XIX fu molto positivo per la città: sorsero le prime industrie, si diede un nuovo assetto urbanistico con l'abbattimento dei vecchi bastioni, venne eretta la Cupola di San Gaudenzio, venne dato impulso al traffico ferroviario mediante collegamenti con i più importanti centri vicini. Si registrò un incremento demografico, che continuò costantemente anche durante tutto il secolo successivo. Con il Regio Decreto n° 3702 del 23 ottobre 1859 ("Decreto Rattazzi"), fu istituita la provincia di Novara, che comprendeva all'epoca anche le attuali province di Vercelli, di Biella e del Verbano-Cusio-Ossola.

 
Nelle due guerre mondiali rifulse l'eroismo di molti cittadini novaresi, i quali nell'ultimo conflitto si schierarono a difesa dei valori della Libertà.
 
La guerra 1915-1918 portò lutti in 692 famiglie; l’avvento del fascismo fu causa di lotte e di vittime in entrambi gli schieramenti. Con la  Seconda Guerra Mondiale conobbe gli allarmi per incursioni nemiche, il razionamento dei viveri e la partenza dalle sue caserme di soldati destinati ai vari fronti. Durante la Resistenza la Città fu turbata da rappresaglie fasciste e tedesche, come l'eccidio di Vignale, contro coloro che si erano schierati con le truppe alleate in avanzata verso il nord d’Italia. Con la fine della guerra la Città si è sviluppata ancora con l’edilizia e il commercio, con nuove industrie e nuove istituzioni nell’ambito dell’amministrazione democratica.
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